Operazione in 9 province contro traffico di droga e armi
Circa 150 Carabinieri del Comando Provinciale di Catania, con il supporto di reparti specializzati, hanno eseguito ieri un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 38 persone, accusate di appartenere a un’associazione di tipo mafioso radicata nel capoluogo etneo e riconducibile al clan Santapaola-Ercolano, in particolare alla fazione attiva nei quartieri San Giovanni Galermo, Librino, San Cristoforo, Castello Ursino e San Cosimo.
Il provvedimento, richiesto dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania ed emesso dal GIP, riguarda 37 custodie in carcere e 1 ai domiciliari con braccialetto elettronico. Gli indagati – la cui colpevolezza sarà eventualmente accertata in via definitiva – sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, traffico internazionale di droga, detenzione e porto di armi da guerra, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, ricettazione e altri reati gravi.
Le indagini, sviluppate con metodi tradizionali e moderne tecniche investigative, sono state conclotte dal Nucleo lnvestigativo dei Carabinieri di Catania sotto il costante coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia. Le attivita investigative, che hanno avuto inizio nell’ottobre 2020 e si sono protratte fino al gennaio 2023, hanno permesso di documentare l’operativita di più articolazioni dell’associazione mafiosa “Santapaola~Ercolano“, in particolare del gruppo Nizza, attivo nei quartieri San Giovanni Galermo, Librino e San Cristoforo, nonché dei gruppi operanti nei quartieri di Castello Ursino e San Cosimo.
Le indagini concluse nel gennaio 2023, hanno documentato l’operatività del gruppo criminale, la cui struttura avrebbe resistito e riorganizzato le proprie attività anche dopo numerosi arresti, grazie a una rete efficiente e ramificata. Particolare rilievo è stato dato alla gestione del traffico di stupefacenti nei principali quartieri catanesi e al controllo delle “piazze di spaccio”.
I carabinieri hanno effettuato numerosi sequestri di armi ed esplosivi, tra cui fucili mitragliatori, pistole modificate, ordigni artigianali e giubbotti antiproiettile, confermando la capacità militare dell’organizzazione. Alcuni tentativi di prendere il controllo del traffico di droga da parte di gruppi rivali hanno generato scontri armati e persino un omicidio interno alla stessa consorteria.
Le indagini hanno anche messo in luce il ruolo di alcune donne del clan, attive nel mantenere i contatti tra i detenuti e gli affiliati liberi, nel gestire risorse economiche per il sostentamento delle famiglie e nel favorire strategie e alleanze criminali.
Tra gli elementi simbolici rilevati, l’esposizione di stendardi e presenze riconducibili al gruppo mafioso durante la Festa di Sant’Agata, manifestazioni ritenute segnali di influenza e controllo del territorio.
Le attività, svolte in diverse province italiane, testimoniano la diffusione dell’organizzazione ben oltre i confini regionali e la sua capacità di operare in modo coordinato su scala nazionale.
L’inchiesta è tuttora in corso e, come previsto dalla legge, tutti gli indagati sono da ritenersi non colpevoli fino a eventuale condanna definitiva.