Gubitosa critica 15 miliardi e chiede investimenti su sanità
Il vicepresidente del Movimento 5 Stelle, Michele Gubitosa, ha espresso una netta opposizione al progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, bollandolo come un’iniziativa priva di fondamento concreto e dettata esclusivamente da interessi politici. Durante un intervento nel programma “Agorà” su Rai3, Gubitosa ha messo in discussione l’utilizzo dei 15 miliardi di euro previsti per la realizzazione dell’opera, ricordando che il progetto non ha ancora ottenuto il via libera a tappe fondamentali come l’approvazione definitiva del progetto esecutivo né il parere della Corte dei Conti.
Secondo il rappresentante pentastellato, questa ingente somma costituisce una distrazione di risorse che potrebbero essere indirizzate verso settori ben più urgenti e strategici per il Paese. Gubitosa ha sottolineato la necessità di dare priorità a misure di sostegno per le imprese in difficoltà e al rafforzamento del sistema sanitario nazionale, considerati temi di immediata rilevanza. In aggiunta, ha proposto di destinare i finanziamenti a infrastrutture di reale necessità per il Sud, richiamando in particolare l’importanza di colmare il divario infrastrutturale esistente in Calabria e Sicilia attraverso interventi su strade e linee ferroviarie ad alta velocità, prima di intraprendere opere come il Ponte sullo Stretto.
Il dibattito sul Ponte si caratterizza per una molteplicità di valutazioni sia in termini di vantaggi che di criticità. Tra i punti a favore, si evidenzia il miglioramento della connettività tra Sicilia e Calabria, grazie a un collegamento stabile e diretto che ridurrebbe i tempi di viaggio e faciliterebbe il trasporto di persone e merci, attualmente soggetto alle inefficienze e ai ritardi dei traghetti, spesso influenzati dalle condizioni meteo. Inoltre, si ipotizza un significativo sviluppo economico locale: l’opera potrebbe contribuire all’aumento del PIL delle regioni coinvolte e generare migliaia di posti di lavoro sia direttamente nel corso dei lavori sia nell’indotto. L’iniziativa rientrerebbe nel Corridoio Scandinavo-Mediterraneo delle reti transeuropee, consolidando così il ruolo strategico dell’Italia nel sistema logistico europeo. Altro beneficio potenziale riguarda la riduzione dell’inquinamento, poiché il ponte potrebbe diminuire il traffico dei traghetti a combustibili fossili, migliorando la qualità dell’aria e delle acque dello Stretto. La modernizzazione delle infrastrutture circostanti, incluse le reti stradali e ferroviarie in Sicilia e Calabria, rappresenta un ulteriore vantaggio ipotizzato dal progetto.
D’altro canto, tra le criticità più evidenti si pone l’elevato costo complessivo stimato in circa 13,5 miliardi di euro, una cifra che per molti critici risulterebbe meglio investita in altri settori prioritari, quali la sanità o il potenziamento delle infrastrutture esistenti nelle regioni del Sud. A questa somma si aggiungerebbero anche significativi costi di manutenzione.
Le preoccupazioni ambientali sono al centro delle contestazioni di associazioni come Greenpeace e Legambiente, che denunciano i rischi per l’ecosistema dello Stretto, la biodiversità locale e le problematiche legate allo smaltimento dei materiali di scavo.
Altre questioni riguardano la sicurezza strutturale, dato che l’area dello Stretto di Messina è soggetta a rischio sismico elevato. Nonostante il progetto includa soluzioni ingegneristiche avanzate per resistere a terremoti estremi, restano dubbi sulla piena affidabilità della costruzione in caso di eventi sismici gravi, con la documentazione sul rischio sismico ancora incompleta.
Infine, si aggiunge il timore di possibili infiltrazioni mafiose nella gestione e realizzazione dell’opera, dovuto alla storica presenza di organizzazioni criminali nella zona, una problematica che suscita ulteriori dubbi sull’effettiva trasparenza e sicurezza del progetto.
Il Ponte sullo Stretto continua così a rappresentare un tema divisivo, con una forte contrapposizione tra chi ne evidenzia le potenzialità di sviluppo e chi ne mette in luce i costi, i rischi e le priorità di spesa per il Paese.