Armatori chiedono aiuti, coste povere e pescherecci fermi
Sciacca affronta una fase di crisi pesante nel comparto pesca, con le marinerie locali spinte verso il disarmo dei pescherecci a causa del drastico calo delle risorse ittiche nelle acque del Mediterraneo. Sarde, alici e gamberi risultano sempre più scarsi, rendendo non redditizie le battute di pesca lungo il Canale di Sicilia e verso Lampedusa. Gli armatori locali, costretti a sostenere costi elevati per carburante e manutenzione, denunciano come ogni uscita si traduca in perdite, con reti piene di pesce troppo giovane o del tutto vuote.
A Sciacca operano circa 120 imbarcazioni, in larga parte impegnate nella pesca a strascico, e il settore coinvolge circa mille persone, incidendo in modo significativo sul reddito locale con un valore stimato attorno ai 20 milioni di euro annui. Le cooperative chiedono l’attivazione immediata dello stato di calamità e l’avvio di misure straordinarie per sostenere un comparto che, senza interventi, rischia il collasso definitivo. La rottamazione dei pescherecci appare l’unica opzione per molti equipaggi che non vedono possibilità di ripresa.
Diverse aree marittime vicino Sciacca risultano chiuse alla pesca in ottemperanza a regolamenti europei che puntano alla tutela della fauna marina, ma le marinerie locali lamentano l’assenza di sostegni economici in linea con altre regioni italiane. L’impossibilità di coprire i costi operativi sta spingendo i pescatori a considerare la cessazione dell’attività, con una parte pronta al disarmo anche senza indennizzi, segnale di una tensione crescente.
Il declino della pesca incide anche sul tessuto sociale di Sciacca, portando i giovani ad abbandonare il settore per l’agricoltura, l’edilizia o la migrazione verso il nord del Paese, alla ricerca di stabilità economica. Il mare, un tempo fonte di reddito sicuro, ora lascia spazio all’incertezza, con il rischio concreto di perdere un segmento identitario per la città. La crisi in corso potrebbe cancellare decenni di tradizioni marittime e impoverire ulteriormente l’economia locale, già segnata da difficoltà strutturali che aggravano la precarietà del settore ittico.