Carcere per un 63enne, accusato di omicidio aggravato
I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Messina hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di un uomo di 63 anni, accusato dell’omicidio aggravato del figlio 41enne, il cui corpo senza vita è stato ritrovato il 6 giugno scorso nelle campagne di Pace del Mela, in provincia di Messina. Il provvedimento restrittivo è stato emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, su richiesta della Procura della Repubblica.
Le indagini, avviate immediatamente dopo il ritrovamento del cadavere, hanno consentito di raccogliere gravi elementi indiziari nei confronti dell’uomo, già noto alle forze dell’ordine. L’attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica guidata dal procuratore Giuseppe Verzera, è stata condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Messina, con il supporto tecnico del RIS, dello Squadrone Eliportato “Cacciatori di Sicilia” e del 12° Nucleo Elicotteri di Catania.
Secondo quanto emerso dall’inchiesta, la sera del 3 giugno l’uomo si sarebbe recato con il figlio nella zona rurale di Pace del Mela, dove avrebbe esploso un colpo d’arma da fuoco che ha raggiunto la vittima alla nuca, provocandone la morte. Subito dopo, l’indagato avrebbe occultato il cadavere, trascinandolo attraverso un varco ricavato nella recinzione dell’autostrada A20 Messina-Palermo, per poi depositarlo in un canale di scolo adiacente alla carreggiata.
Determinanti per la ricostruzione dei fatti sono stati gli accertamenti tecnici e scientifici eseguiti dal Reparto Investigazioni Scientifiche di Messina, che ha effettuato analisi balistiche e biologiche. Le prove raccolte hanno consentito agli inquirenti di consolidare il quadro indiziario, portando alla richiesta e all’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere.
L’arresto è avvenuto nelle scorse ore a opera dei militari dell’Arma, che hanno condotto il63enne presso la Casa Circondariale di Messina, dove è stato posto a disposizione dell’autorità giudiziaria. L’indagato dovrà rispondere anche del reato di porto e detenzione illegale di arma da fuoco.
L’intero procedimento si trova attualmente nella fase delle indagini preliminari. In questa fase, ogni responsabilità dell’indagato deve ritenersi non ancora accertata, nel rispetto del principio costituzionale della presunzione di innocenza fino a eventuale condanna definitiva. Qualsiasi valutazione definitiva sulla responsabilità dell’uomo potrà essere formulata solo al termine di un processo che si svolgerà nel contraddittorio tra le parti, davanti a un giudice terzo e imparziale.
La Procura di Barcellona Pozzo di Gotto continua a mantenere il massimo riserbo sugli ulteriori sviluppi investigativi, sottolineando tuttavia l’importanza dell’attività sinergica tra i diversi reparti dell’Arma dei Carabinieri nel raccogliere gli elementi decisivi per la ricostruzione dei fatti. L’intervento tempestivo delle autorità investigative ha infatti consentito di fare luce in tempi rapidi su un caso di rilevante gravità, che ha colpito profondamente l’opinione pubblica locale.
L’interesse collettivo alla comprensione dei fatti e il diritto di cronaca, garantito dalla Costituzione, impongono una corretta informazione sulla vicenda, pur nel rispetto delle prerogative difensive dell’indagato e del carattere non definitivo della misura cautelare adottata.