CONFCOMMERCIO: LA RISPOSTA ALLA CRISI? IL NEGOZIO SOTTO CASA

carrello_spesa(CSB.com3.0) ROMA – Portafogli sempre più vuoti, disoccupazione crescente, cassa integrazione da record, incertezza per il futuro mettono un freno anche alle spese primarie degli italiani, come quella alimentare. Il 71% delle famiglie – dice l’Istat – negli anni della crisi ha modificato la qualità e quantità dei prodotti acquistati: nel febbraio 2013 si è registrato un calo delle vendite al dettaglio dello 0,2% rispetto al mese di gennaio, con un aumento delle vendite di prodotti alimentari (+0,2%) e una diminuzione di quelle di prodotti non alimentari (-0,3%). Ma rispetto a febbraio 2012, il totale delle vendite ha segnato una diminuzione del 4,8%.

Come difendersi, allora, mantenendo un livello di consumi accettabile, facendo quadrare i conti e non rinunciando alla qualità?
“Facendo spesa nel negozio sotto casa, nel negozio di prossimità”.

“Il negozio a ‘chilometro zero’ comporta una serie di vantaggi che mettono d’accordo l’esigenza di risparmiare e la salvaguardia di un’accettabile qualità dei propri acquisti. Si risparmia, in primo luogo, in carburante: chi va a caccia disperata di offerte, spostandosi qua e là, non considera che i pochi euro risparmiati sulla spesa vengono “rimangiati” dal caro benzina.

Nel negozio di prossimità, inoltre, la facile raggiungibilità, il fatto di poterci andare tutti i giorni, se necessario, induce a fare spese contenute in termini di quantità, a prendere solo quello che serve e nella misura giusta. Questo evita al consumatore – magari attratto dalle mega offerte di prodotti civetta – di trovarsi con carrelli pieni di prodotti alimentari sproporzionati o addirittura inutili rispetto ai suoi reali bisogni, che poi finiranno nella spazzatura, perché magari si deteriorano rapidamente, come ad esempio i prodotti freschi: formaggi e latticini, ma anche salumi affettati. Un altro elemento da tener presente è il ruolo di consulenza che svolge l’alimentarista – gastronomo: aver il giusto consiglio su cosa comprare evita sprechi ed insoddisfazione. Nel piccolo negozio il cliente è una persona, non un numero, c’è un rapporto di familiarità, specie con anziani e bambini. Spesso si spende male perché si compra sbagliato: conoscere i clienti uno ad uno significa poterli guidare nelle scelte. E se un prodotto è stato comprato erroneamente si riporta e si cambia, proprio in virtù del rapporto di confidenza che si ha con il cliente”.

Non è vero che acquistando prodotti di qualità si spende necessariamente di più. “Se si acquista un prosciutto di pregio, per sentirne il gusto ne basta una fetta, se il prosciutto è di bassa qualità costerà meno, ma per sentire un po’ di sapore di fette ce ne vogliono tre, quindi dovrò comprarne di più, e insieme alla carne avrò ingurgitato un bel po’ di conservanti, antiossidanti, etc.”.
Insomma, il segreto per far tornare l’equazione risparmio-bontà non è nello spendere di meno tout court, ma nello spendere meglio, avendo un occhio sia al gusto che alla salute.

Senza trascurare poi un ultimo elemento: fare la spesa nel negozio “a chilometro zero” significa sostenere l’economia interna, dare risorse ad un circuito locale, quindi alimentare un circuito virtuoso di rilancio dei consumi: un modo per reagire alla crisi a cui tutti possiamo contribuire.

Informazioni su Morena Zingales 2374 Articoli
Giornalista professionista