Cinema e teatro piangono l’interprete versatile e intenso
Si è spento nella serata di mercoledì 8 ottobre all’ospedale San Filippo Neri di Roma Paolo Bonacelli, attore tra i più intensi e versatili del panorama italiano. Nato a Civita Castellana il 28 febbraio 1937, Bonacelli ha attraversato il cinema, il teatro e la televisione con interpretazioni memorabili, spaziando da ruoli drammatici a comici, conquistando un pubblico nazionale e internazionale. La notizia del decesso, riportata da Pam/Adnkronos, segna la perdita di una figura storica del panorama culturale italiano.
Formatosi all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica di Roma, Bonacelli ha mosso i primi passi sul palco accanto a maestri come Vittorio Gassman e Luigi Squarzina. Sul teatro, fondò con Carlotta Barilli la Compagnia del Porcospino, distinguendosi per interpretazioni studiate e rigorose, dove la tecnica si sposava con una raffinata lettura psicologica del personaggio, lontana da facili emozioni immediate.
Il suo contributo al cinema è vasto e riconosciuto: ha collaborato con grandi registi italiani e internazionali. Tra questi, Roberto Rossellini in Anno uno (1974), Francesco Rosi in Cadaveri eccellenti (1975) e Cristo si è fermato a Eboli (1979), Pier Paolo Pasolini in Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975). Il pubblico italiano lo ricorda con affetto anche per la collaborazione con Roberto Benigni: prima nel ruolo di Leonardo Da Vinci in Non ci resta che piangere (1984) e poi come aiutante del boss Johnny Stecchino nell’omonimo film del 1991, ruolo che gli valse il Nastro d’Argento come miglior attore protagonista.
Anche la televisione ha contribuito a consolidare la sua fama. Bonacelli ha partecipato a sceneggiati storici come Madame Bovary (1978), Festa di Capodanno (1988) e I promessi sposi (1989), incarnando personaggi complessi e sfaccettati che hanno segnato la cultura televisiva italiana.
Il cinema internazionale gli ha aperto ulteriori porte: il ruolo del detenuto Rifki in Fuga di mezzanotte (1978) di Alan Parker lo rese noto oltre confine. In oltre 120 film, ha lavorato con Tinto Brass, Michelangelo Antonioni, Marco Bellocchio, Lina Wertmüller, Liliana Cavani, Jim Jarmusch, Dario Argento, Mario Monicelli e J.J. Abrams, fino alle apparizioni più recenti in Notti magiche (2018) e In the Hand of Dante (2025) di Julian Schnabel, presentata alla Mostra del Cinema di Venezia.
Attore schivo e rigoroso, Bonacelli ha sempre mantenuto una coerenza artistica rara, offrendo interpretazioni misurate ma incisive, capaci di trasmettere emozione, profondità, ironia e inquietudine. La sua presenza nel teatro e nel cinema rimane un punto di riferimento per le nuove generazioni di interpreti, mentre il suo sguardo limpido e penetrante resterà scolpito nella memoria del pubblico e della critica.
La fonte del comunicato, sottolinea come Bonacelli rappresenti un patrimonio culturale insostituibile, un attore che ha saputo unire rigore, talento e una rara capacità di umanizzare ogni ruolo affidatogli. La notizia del suo decesso suscita cordoglio e ricordi tra colleghi, spettatori e appassionati di teatro e cinema, testimoniando l’impatto duraturo della sua carriera.
(Pam/Adnkronos)