Confessa l’omicida di Sara Campanella, aiuti nella fuga

Il ventiseienne ha ammesso l’aggressione, si indaga su terzi coinvolti

Confessa l’omicida – È durato circa due ore l’interrogatorio di garanzia di Stefano Argentino, 26 anni, arrestato con l’accusa di aver ucciso Sara Campanella, 22 anni, sua collega universitaria. Il delitto è avvenuto nel pomeriggio di lunedì, all’esterno della sede universitaria di Messina, nei pressi del B&B Il Quadrifoglio.

Nel corso dell’interrogatorio davanti ai pm, Argentino ha ammesso l’incontro con Sara, riferendo di averla avvicinata per avere notizie su una sua operazione e chiedere spiegazioni sull’assenza di risposta a un messaggio inviato nel gennaio scorso. Il giovane ha raccontato che, come già in passato, la ragazza si era mostrata “fredda e indifferente”. Sull’aggressione non ha fornito particolari, affermando di essere fuggito “perché non sapeva cosa fare”.

Ipotesi di aiuto nella fuga

Secondo la Procura, Argentino avrebbe potuto contare su un supporto esterno. È quanto emerge dal provvedimento di fermo, che parla della possibilità che “terze persone” abbiano favorito la fuga del ragazzo. Dopo l’omicidio, infatti, Argentino ha raggiunto Noto, dove si è rifugiato in un B&B riconducibile alla madre.

Nell’ordinanza di convalida del fermo, il gip evidenzia un tentativo di agevolare la fuga da parte della madre dell’indagato. A sostegno di questa ipotesi, un biglietto in cui la donna scriveva dell’intenzione di allontanarsi per “motivi di salute”, pur non risultando alcuna patologia. Gli inquirenti ritengono che la reale motivazione fosse proteggere il figlio, facilitandone la latitanza.

Le immagini della videosorveglianza

I video raccolti da diversi esercizi commerciali documentano gli ultimi nove minuti di vita della vittima. Le telecamere mostrano Sara e Argentino in prossimità di un distributore di benzina Q8, poi dietro un gabbiotto, successivamente riapparire su via Gazzi. La ragazza tenta di allontanarsi in direzione mare, ma viene raggiunta e aggredita. Riesce a fare pochi passi prima di accasciarsi.

Le immagini sono ritenute centrali per l’inchiesta. Le autorità parlano di una dinamica chiara, compatibile con il racconto dei testimoni, tra cui una donna presente alla fermata dell’autobus. Questa ha riferito di aver visto una giovane in fuga, in lacrime, piegata dal dolore. La vittima si è accasciata a terra chiedendo aiuto, poi è stata raggiunta da un uomo armato che si è allontanato a piedi dopo l’aggressione.

Il rapporto tra Sara e Argentino

Secondo quanto riferito dall’avvocato Raffaele Leone, difensore che ha poi rinunciato all’incarico, Argentino avrebbe dichiarato di avere sempre nutrito interesse per Sara e di sentirsi, almeno in passato, ricambiato. Il giovane avrebbe insistito molto sul legame tra loro, pur ammettendo che non erano mai stati ufficialmente fidanzati.

Il legale ha spiegato che il suo assistito non ha risposto sulle modalità dell’aggressione né sull’arma usata. Anche sul possibile aiuto ricevuto dopo il delitto, Argentino ha evitato di rispondere. “È apparso lucido, ma frastornato. Non ha mostrato pentimento, ma uno stato di prostrazione”, ha dichiarato l’avvocato.

A seguito dell’interrogatorio, il legale ha lasciato l’incarico: “Sono un civilista, non per altri motivi”, ha detto. Il ragazzo è ora assistito da un nuovo difensore d’ufficio.


Le molestie mai denunciate

Sara Campanella, secondo le ricostruzioni, era oggetto di attenzioni insistenti da parte di Argentino da almeno due anni. Le colleghe della studentessa erano al corrente della situazione. In un messaggio inviato a una di loro il giorno dell’omicidio, Sara scriveva: “Il malato mi segue”.

Nonostante le molestie ricorrenti, Sara non aveva sporto denuncia. Chi la conosceva descriveva il comportamento del ragazzo come invadente e rancoroso in assenza di attenzioni. Argentino veniva considerato una persona riservata, solitaria, tifoso della Juventus, appassionato di moto. Viveva tra Noto e Messina, dove risiedeva durante i periodi accademici.

Le parole della madre della vittima

Sui social è intervenuta Cetty Zaccaria, madre della ragazza, che ha pubblicato un lungo post per ricordare la figlia. “Non sapevamo che era perseguitata. Pensava di gestire il suo ‘no’. Ma non erano insieme, voleva solo essere lasciata in pace, vivere, laurearsi”.

In un passaggio toccante, la donna ricorda il sogno della figlia: laurearsi, specializzarsi in oncologia e diventare medico legale. “Ora invece l’autopsia la faranno a te”, scrive. L’appello si chiude con un’esortazione: “Bisogna sempre parlare, denunciare. Aiutatemi a dare voce a Sara”.

Fiaccolata in città

La comunità di Messina ha partecipato in massa alla fiaccolata organizzata dall’Università di Messina in memoria di Sara. Il corteo, aperto nell’atrio del Rettorato, ha attraversato le vie cittadine fino a piazza dell’Unione Europea, sede del Comune. Presenti studenti, docenti, cittadini, associazioni, famiglie.

Alcuni studenti portavano uno striscione con la foto di Sara e una frase dal suo profilo social: “Mi amo troppo per stare con chiunque”. Accanto, il numero antiviolenza 1522. La rettrice Giovanna Spatari ha annunciato che l’ateneo conferirà a Sara la laurea alla memoria, mantenendo la promessa fatta alla madre.

Una collega di corso, Angela, ha ricordato: “Lui era chiuso, isolato. Lei solare, piena di vita”. Un’altra studentessa, Giuliana, ha espresso sgomento: “Non ci capacitiamo. Vogliamo solo che non accada più”.

La posizione della Crui

La presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui), Giovanna Iannantuoni, ha partecipato alla fiaccolata portando il saluto di tutti gli atenei italiani. “Ricordiamo Sara, ma anche Ilaria, studentessa della Sapienza, e tutte le vittime di femminicidio. Serve studiare questi fenomeni, riconoscerne i segnali”.

La Crui ha espresso solidarietà alla famiglia e all’ateneo messinese, chiedendo un impegno condiviso per contrastare ogni forma di violenza di genere.


Autopsia e funerali

Oggi è prevista l’autopsia sul corpo della ragazza presso l’Istituto di medicina legale del Policlinico universitario di Messina, incaricata dalla Procura. L’esame servirà a chiarire le cause esatte del decesso, avvenuto per dissanguamento poco dopo l’arrivo in ospedale.

I funerali si svolgeranno lunedì a Misilmeri, città d’origine della vittima.

Sequestro della casa di Argentino

I carabinieri hanno posto sotto sequestro l’abitazione di Messina in cui Argentino viveva durante il periodo universitario. L’appartamento sarà oggetto di accertamenti tecnici da parte del RIS, alla ricerca di elementi utili all’inchiesta.

Gli inquirenti intendono chiarire i movimenti del ragazzo dopo il delitto, le eventuali comunicazioni e l’effettiva rete di supporto che potrebbe avergli permesso di fuggire nelle ore successive all’omicidio.

Indagini e testimonianze

Le indagini, condotte dai carabinieri con il coordinamento della Procura, si sono sviluppate in tempi rapidi grazie alle immagini di videosorveglianza, alle testimonianze dirette e ai racconti delle amiche della vittima.

Una testimone ha raccontato che l’aggressore si è allontanato senza correre, con l’arma in mano, mentre un passante tentava di inseguirlo senza riuscire a fermarlo. Secondo la ricostruzione, Argentino avrebbe scelto di rifugiarsi subito in un luogo riconducibile alla madre.

Conclusioni

Il caso ha riaperto il dibattito sul femminicidio e sul mancato riconoscimento dei segnali di pericolo. La storia di Sara Campanella, studentessa brillante e determinata, viene ora raccontata come monito e invito alla denuncia. L’università, la comunità accademica e quella civile si sono unite in un grido corale: “Mai più”.

By Tommaso Benedetti

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