Noto: “Nel silenzio”, mostra fotografica di Pina Inferrera

Pina_Inferrera_noto(CSB.com3.0) NOTO – Si intitola “Nel silenzio” la mostra fotografica di Pina Inferrera, allestita a palazzo Astuto per “Noto – Il Giardino della Bellezza”, la manifestazione in corso di svolgimento nella città barocca fino a sabato. La serie fotografica fa parte del ciclo di mostre “La bellezza sospesa tra visione e realtà”, a cura di Viana Conti, dove viene riflessa la visione del mondo, la cosiddetta Weltanschauung, di ogni artista. Una bellezza che, per Pina Inferrera, si misura nella sua opera fotografica digitale con una doppia natura, quella naturale e quella artificiale, sentita e vissuta attraverso un’intensa intelligenza emotiva che rende l’artista tramite di un’estasi onirica di fronte allo scenario mutante di un lago di montagna che avanza e si ritrae.

Intorno al lago di montagna Gosausee, specchio stregato e immobile, coronato da cime innevate, circondato da tracce di mutazioni organiche e cromatiche su alghe e radici, Pina Inferrera riprende, nella serie fotografica “Nel Silenzio”, scenari di una plasticità inaudita, tra il surreale e l’iperreale, rinvianti al suo passato scultoreo. Lame affilate di luce, ombre lunghe, banchi improvvisi di nebbia, pellicole di ghiaccio dischiudono, ai margini del bosco, uno scenario incantato, sublime e orrifico al tempo stesso, in cui appare e dispare, esile ed evanescente, la figura velata dell’artista: ritratto dorato e immateriale della Bellezza.

Pina Inferrera, messinese diplomata in scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera, vive e opera a Mozzo, nei pressi di Bergamo. Profondamente attratta dal relitto, dal corpo residuale, dal reperto, che sia ascrivibile alla natura o all’industria, è un’artista che si connota come esteticamente e politicamente sensibile a un’etica del recupero. Dopo una fase di messa in opera di grandi installazioni di ordine plastico, a partire dal 2000, l’artista si orienta verso la fotografia digitale, su carta baritata, dai forti contrasti luministici e dai colori saturi, verso video ritmati acusticamente su risonanze organiche o astratte, verso magiche scatole retro-illuminate che rappresentano la proiezione della sua visione di un mondo incontaminato, dalle seduzioni fossili.

La sua fascinazione per la mobilità e iridescenza dell’acqua diventa metafora e specchio di un’identità sdoppiata e rifratta nella luce. Il suo magnetico video Mutae Mutabilis, il cui sonoro alterna percussioni ritmiche a effetti di respiro e battito cardiaco, scorre sul monitor come l’animazione eterea di un acquarello fluido e delicato. Di fronte al paesaggio naturale l’artista si fa tramite di una condizione di estasi onirica che, da una parte le fa scorgere nelle radici divelte, nei tronchi d’albero mozzati e stroncati da fulmini e vortici d’aria d’irrefrenabile potenza un mondo antropomorfo in cui riconosce l’individuo e la coppia, la famiglia e l’alterità, dall’altra la induce a proiettarvi, come su uno schermo sensibile, i propri fantasmi, il proprio doppio.

By Morena Zingales

Giornalista professionista

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