Un murales celebrerà il medico legale ucciso per la sua integrità
Quarantatré anni dopo il suo tragico omicidio, il Policlinico di Palermo ha ricordato Paolo Giaccone, il medico legale che pagò con la vita la sua inflessibile onestà nel resistere alle minacce di Cosa nostra. La cerimonia, svoltasi nel luogo in cui fu freddato l’11 agosto 1982, ha riunito familiari, colleghi, esponenti delle istituzioni e delle forze dell’ordine per celebrare la figura di un uomo che, con la sua ferma coerenza, divenne un simbolo di etica e coraggio in un’epoca segnata dalla violenza mafiosa.
Durante l’evento, la direttrice generale del Policlinico, Maria Grazia Furnari, ha annunciato un’iniziativa significativa: la creazione di un murales con il volto di Giaccone, che sarà realizzato dall’artista Igor Scalisi Palminteri sulla facciata dell’edificio. L’opera, ha spiegato Furnari, non avrà un tono lugubre, ma sereno, con l’obiettivo di trasmettere un messaggio di etica, giustizia e legalità che superi il tempo e parli alle nuove generazioni. L’annuncio è stato accolto come un modo tangibile per mantenere viva la memoria di un uomo che, in vita, ha rappresentato un faro di integrità professionale e morale.
Paolo Giaccone, oltre a essere un apprezzato docente universitario, svolgeva consulenze tecniche per il Tribunale. Fu proprio questo incarico a segnare il suo destino. Nel 1981, dopo una sparatoria a Bagheria, gli venne affidato l’esame di un’impronta digitale trovata sul luogo del delitto. L’impronta portò all’identificazione di Giuseppe Marchese, un esponente di spicco della mafia locale. Nonostante le forti pressioni e le intimidazioni volte a spingerlo a modificare la perizia, Giaccone rimase irremovibile. La sua perizia tecnica fu la prova cruciale che portò alla condanna all’ergastolo di Marchese. La sua intransigenza costò la vita a Giaccone l’anno successivo, in un periodo storico in cui Palermo era già scossa da altri omicidi eccellenti, come quelli di Pio La Torre e del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.
Il ricordo di Giaccone non è un semplice atto formale, ma un monito potente. Marcello Ciaccio, presidente della scuola di Medicina, ha sottolineato come la sua vita e la sua morte rappresentino un esempio di come esercitare la professione medica, e non solo, con onestà intellettuale e senso etico. Un messaggio che deve essere tramandato a chiunque scelga una professione di servizio, affinché i valori di giustizia e correttezza non siano mai messi in secondo piano.
L’assessore comunale all’Ambiente Pietro Alongi ha definito Giaccone un “simbolo straordinario” della lotta alla mafia, evidenziando il suo coraggio nel resistere in un’epoca in cui molti “colletti bianchi” si piegavano al sistema. Anche il presidente della commissione Antimafia all’Ars, Antonello Cracolici, ha ribadito che giornate come questa sono una sconfitta per la mafia, che è riuscita a uccidere l’uomo ma non la sua memoria. Per Cracolici, queste celebrazioni riattualizzano l’impegno antimafia e sensibilizzano le nuove generazioni a non dimenticare il passato.
La figlia di Giaccone, Milly, ha partecipato alla cerimonia, portando una testimonianza commovente. Ha raccontato di un padre che le ha lasciato in eredità il messaggio di onestà e un esempio di empatia e umanità, doti che lo rendevano speciale agli occhi di studenti e colleghi. Ha ricordato di aver percepito la preoccupazione nel padre negli ultimi tempi, pur nella sua apparente sicurezza. Una sicurezza che forse serviva a rassicurare la famiglia di fronte a un rischio che, tragicamente, si è concretizzato. Il suo ricordo più doloroso, quello della perdita del padre, si è unito, nel tempo, a un altro grande dolore, la scomparsa del figlio per leucemia fulminante.
Il collega Paolo Procaccianti, che lavorò al fianco di Giaccone, ha descritto il medico come un “maestro di vita”, il cui esempio di altruismo e dedizione ha segnato profondamente la sua carriera e la sua esistenza. La figura di Giaccone, con il suo atteggiamento empatico e il suo impegno incrollabile per la verità, rimane un’eredità preziosa per l’intera comunità palermitana. Il murales, in questo contesto, diventerà un segno visibile e permanente di questo lascito morale, un richiamo quotidiano ai valori che hanno animato la vita di un uomo che non ha mai smesso di credere nella giustizia, anche a costo della propria vita. La sua storia insegna che il coraggio di scegliere la verità è la forma più alta di resistenza civile e morale.