Un film tra memoria, fede e salute firmato da Marco Serrao
A cura di Ilaria Solazzo
Marco Serrao, presidente della Fondazione Totò Morgana, ha realizzato il cortometraggio intitolato La Patria della Fertilità. Questo progetto audiovisivo non è solo una testimonianza del suo impegno professionale, ma anche un atto d’amore verso la propria terra, la Sicilia, e verso la sua famiglia d’origine. Il filmato è stato accolto con entusiasmo, raggiungendo numeri importanti di visualizzazioni su YouTube in poche ore.
La Patria della Fertilità si ispira a un passo della Genesi e narra la storia di un uomo che, attraverso il legame con la propria terra e la propria famiglia, trasmette valori di amore, generosità e rispetto. Il protagonista, interpretato dallo stesso Serrao, attraversa le fasi della vita, dall’infanzia all’età adulta, portando con sé il dono della spiga di grano, simbolo della Fondazione e della vita stessa.
Fondata nel 2016 da Marco Serrao, la Fondazione Totò Morgana si distingue per il suo impegno nella prevenzione delle patologie urologiche, con particolare attenzione alla popolazione scolastica. Attraverso screening gratuiti e visite specialistiche, ha raggiunto oltre 20.000 persone, sensibilizzando i giovani sull’importanza della salute urologica.
Il cortometraggio ha ricevuto apprezzamenti anche in ambito istituzionale e culturale. Serrao ha ricevuto il Premio Bellini per il suo impegno nel settore della salute e della solidarietà, nonché il Premio alla Carriera al Taormina Gold 2024. Inoltre, la Fondazione ha ricevuto la benedizione del compianto Papa Francesco, che ha voluto riconoscerne e soprattutto lodarne la posizione dichiaratamente antiabortista, da sempre in difesa della vita sin dal concepimento, e il suo valore nella promozione della cultura della vita e della solidarietà.
La Patria della Fertilità rappresenta un esempio di come l’arte possa essere al servizio della salute e della solidarietà. Attraverso il cinema, Marco Serrao e la Fondazione Totò Morgana continuano a sensibilizzare la comunità sui temi della prevenzione, della vita e dell’amore per la propria terra.
Intervista a Marco Serrao sul cortometraggio La Patria della Fertilità
Marco, come nasce l’idea di questo cortometraggio?
L’idea nasce da un bisogno intimo, personale. Sentivo l’urgenza di raccontare il legame profondo con la mia terra, con la famiglia, con le radici. La Patria della Fertilità è una riflessione sull’origine della vita, ma anche un tributo a quei valori che oggi sembrano sbiadire: rispetto, amore, dono.
Il titolo richiama un’immagine quasi biblica. C’è un riferimento preciso?
Sì, mi sono ispirato a un passo della Genesi, quel momento in cui l’uomo riceve il compito di custodire la terra. È una responsabilità sacra. La “fertilità” non è solo quella della natura, ma anche quella del cuore umano, capace di generare cura, compassione, appartenenza.
Il cortometraggio è molto poetico. Che tipo di linguaggio visivo ha scelto?
Abbiamo utilizzato una fotografia calda, naturale, senza artifici. Tutto è girato in Sicilia, tra campi di grano e case di pietra, con una regia discreta, quasi in punta di piedi. Le immagini devono parlare quanto, e più, delle parole.
Cosa rappresenta la spiga di grano, presente più volte nel film?
È il simbolo della Fondazione Totò Morgana. Ma in questo contesto diventa qualcosa di più: è la vita che si tramanda, il gesto semplice del dare e del condividere. Una spiga è fragile, ma se la custodisci, cresce. È un po’ il messaggio che porto avanti anche come medico: prendersi cura è un atto sacro.
Il cortometraggio ha superato le 700 visualizzazioni in poche ore. Se lo aspettava?
Non proprio. Non ho realizzato questo progetto per i numeri, ma per comunicare qualcosa di autentico. Il fatto che abbia toccato il cuore di tante persone mi commuove. Credo che la gente oggi abbia bisogno di contenuti che parlano all’anima.
Lei è presidente della Fondazione Totò Morgana, attiva nella prevenzione sanitaria. Che legame c’è tra il suo lavoro e il cinema?
Tutto è connesso. Prevenire significa educare, comunicare. E il cinema, più della parola scritta, ha una forza evocativa immensa. Raccontando una storia, posso arrivare a chi magari non leggerebbe un opuscolo sanitario. L’emozione genera consapevolezza.
Cosa le ha lasciato questa esperienza?
Tanto. Ho riscoperto la forza del silenzio, del gesto semplice, del racconto sincero. E mi ha confermato che, anche con pochi mezzi ma con verità, si può fare qualcosa che resta. È un seme piantato. Vedremo cosa fiorirà.
Sta già pensando a un nuovo progetto?
Sì, ci sto lavorando. Sarà un corto ancora più intimo, ma sempre legato al concetto di “cura”. Perché oggi più che mai, abbiamo bisogno di prenderci cura gli uni degli altri. Anche attraverso l’arte.