Meridione, l’agenzia per la coesione non risolverà il problema del mancato sviluppo del Sud

bono-nicola(cassibile.com) SIRACUSA – L’agenzia per la coesione non risolverà la cronica incapacità dell’Italia e soprattutto delle regioni meridionali di spendere correttamente i fondi strutturali dell’Unione Europea. La istituzione di questa nuova struttura sembra, piuttosto, la solita “furbata” dell’ italico apparato politico-burocratico tesa a proporre una apparente soluzione ad un problema antico e ritenuto, dallo stesso apparato, irrisolvibile. D’altronde gli interventi pubblici di Stato e regioni in materia di sviluppo economico sono lastricati da agenzie rivelatesi del tutto fallimentari. Infatti non serve a nulla cambiare il nome degli Uffici, se rimangono in carica gli stessi  incapaci di sempre.

Per quale ragione, oggi questa nuova struttura dovrebbe miracolosamente avere la capacità di “rafforzare l’azione di programmazione, coordinamento, sorveglianza e sostegno della politica di coesione”, che finora nessun apparato pubblico è riuscito a realizzare? Chi ha impedito, e perché, per oltre vent’anni l’attuazione di incisive strategie di intervento per  l’utilizzo corretto di decine di Miliardi di Euro di Fondi strutturali? E soprattutto perché nessuno ha mai pagato per questo enorme disastro economico e sociale? Come è possibile, inoltre, che nessuno abbia notato che, di fatto, è già operante una agenzia per la coesione centrale, esattamente dal 2011, anno in cui lo Stato ha commissariato le regioni, trasferendo a se stesso la titolarità dell’Autorità di Gestione dei fondi POIN-PAIN cultura e turismo? Particolarmente grave è stata la debacle di tali fondi, malgrado la gestione  dal 2011 dello stato, poiché neanche un centesimo delle risorse stanziate è stato impiegato per finanziare azioni per rendere competitivo il sistema turistico-culturale delle regioni ex obiettivo 1 e cioè  Calabria, Campania, Puglia e Sicilia.

I fondi, la maggior parte dei quali ancora non spesi, dopo anni di totale immobilismo, sono stati infatti destinati a finanziare interventi avulsi da qualsiasi strategia di sviluppo  e, perfino, per sostenere  progetti di assistenza sociale a favore dell’infanzia e  degli anziani non autosufficienti. Un uso scandaloso di risorse destinate a creare cambiamenti sistemici e potenziare la competitività del Sud del Paese che, non a caso, è stato recentemente classificato tra i meno competitivi dell’UE. Azioni sterili e del tutto improduttive, assunte per evitare l’onta di restituire risorse a Bruxelles, ma totalmente incapaci di creare posti di lavoro stabili e duraturi. Ecco perché piuttosto che teorizzare nuovi e improbabili strumenti di intervento, sarebbe preliminarmente necessario accertare le ragioni di un fallimento annunciato e, soprattutto procedere alla individuazione delle responsabilità di ordine burocratico e politico che sono alla base di una inefficienza che, se è sempre stata gravissima, oggi alla luce delle drammatiche condizioni del Paese, è diventata insopportabile e costituisce  un vero attentato al diritto al futuro di intere aree del nostro mezzogiorno e, conseguentemente, dell’intero Paese.

On. Nicola Bono

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