Colpite Sicilia, Marche, Liguria e Bolzano, 21% con complicanze
Aumento casi morbillo – Nei primi quattro mesi del 2025, l’Italia ha registrato un significativo incremento dei casi di morbillo, con 269 infezioni confermate a livello nazionale. Il dato, reso noto dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’ECDC, segnala una recrudescenza della malattia, con un’incidenza complessiva pari a 13,7 casi per milione di abitanti. Il numero più elevato è stato rilevato nel mese di marzo, durante il quale sono stati segnalati 86 casi.
La distribuzione geografica evidenzia concentrazioni rilevanti in quattro aree: la Sicilia presenta il tasso più alto con 33,3 casi per milione, seguita dalle Marche (32,4), dalla Liguria (31,8) e dalla Provincia Autonoma di Bolzano (27,8). Queste regioni rappresentano complessivamente oltre la metà dei casi segnalati, con una quota del 58,4% sul totale nazionale.
Analizzando le caratteristiche dei soggetti colpiti, l’età mediana si attesta sui 32 anni, con il 75% delle infezioni riscontrate in individui di età pari o superiore a 15 anni. Otto casi hanno interessato bambini sotto i cinque anni, alcuni dei quali non erano ancora in età vaccinale. Le complicanze si sono manifestate in circa il 21% dei pazienti, includendo polmoniti, otiti medie e convulsioni febbrili. Il 35% delle persone contagiate ha richiesto ricovero ospedaliero. Al 30 aprile, non sono stati registrati decessi.
Aumento casi morbillo
Dal punto di vista della copertura vaccinale, i dati nazionali aggiornati al 2025 indicano una prima dose del vaccino MPR (morbillo-parotite-rosolia) somministrata al 93,4% dei bambini entro i 24 mesi di vita, mentre la seconda dose, prevista tra i 5 e i 6 anni, ha raggiunto l’89,8%. Tuttavia, permangono disomogeneità a livello regionale, con alcune aree che faticano a mantenere tassi superiori al 90%, risultando così vulnerabili a focolai. La soglia minima raccomandata per garantire l’interruzione della trasmissione del virus è del 95% per entrambe le dosi.
Il ritorno del morbillo in una fase in cui la vaccinazione è obbligatoria per l’accesso scolastico, come stabilito dalla Legge 119 del 2017, segnala la presenza di sacche di suscettibilità in determinate fasce di popolazione. Queste si concentrano non solo tra i bambini non ancora vaccinati, ma anche tra adolescenti e adulti che non hanno ricevuto la seconda dose o che non sono mai stati immunizzati.
In tale contesto, il ruolo dei pediatri e dei medici di medicina generale si configura come strategico. Ai professionisti sanitari è richiesto di operare attivamente per recuperare i soggetti non vaccinati, svolgere attività di counseling rivolte alle famiglie esitanti e garantire un’attenta sorveglianza clinica con notifica tempestiva dei casi sospetti. È essenziale che l’informazione fornita sia accurata, scientificamente aggiornata e trasmessa senza approcci paternalistici o giudicanti.
L’aumento dei casi rende inoltre necessario prevedere iniziative straordinarie in caso di identificazione di cluster locali. In questi contesti, le autorità sanitarie possono attuare campagne mirate di recupero vaccinale, screening e informazione capillare sul territorio, con il coinvolgimento delle scuole, dei servizi sociali e delle comunità locali.
Aumento casi morbillo
Il quadro epidemiologico attuale rappresenta un allarme che richiama l’attenzione sull’importanza della prevenzione attraverso l’immunizzazione. Il morbillo è una malattia altamente contagiosa e tutt’altro che innocua. Le complicanze possono essere gravi, soprattutto nei bambini piccoli e negli adulti non vaccinati. Il virus può circolare rapidamente anche in contesti ad alta densità, come scuole, ambienti sanitari o comunità religiose, rendendo fondamentale l’intervento precoce e la preparazione dei professionisti.
Ogni operatore sanitario assume dunque una funzione centrale nella protezione della salute pubblica. L’aggiornamento continuo, l’educazione sanitaria rivolta ai genitori e la disponibilità a promuovere attivamente la vaccinazione costituiscono elementi essenziali della risposta alla crisi. La comunicazione del rischio deve essere chiara, basata su evidenze scientifiche e finalizzata a rafforzare la fiducia della popolazione nei confronti dei vaccini.
In conclusione, la risalita dei casi di morbillo nel 2025 conferma che l’eliminazione della malattia non può essere considerata un traguardo definitivamente acquisito. Il mantenimento di elevati livelli di copertura vaccinale, unito all’impegno degli operatori del sistema sanitario e alla vigilanza epidemiologica costante, resta la strategia più efficace per contenere la diffusione del virus e tutelare le fasce di popolazione più vulnerabili.