Concluse le indagini relative al fallimento della Sai8. 11 indagati per bancarotta

SIRACUSA – Nell’ambito del procedimento relativo all’accertamento delle responsabilità sul fallimento della “Sai 8”, società di gestione del servizio idrico per la Provincia di Siracusa, dichiarata fallita dal Tribunale il 26/11/2013, la Procura della Repubblica ha riscontrato e stigmatizzato alcune inadempienze economiche e gestionali, evidenziando la difficile situazione finanziaria della società non ritenuta in grado di gestire il servizio. La tesi prospettata dal Procuratore Capo Dott. Francesco Paolo Giordano, fondata sulla «situazione di illiquidità» e la rilevazione di «anomalie nei pagamenti delle forniture» tali da non consentire la prosecuzione di una normale gestione, ritenuta quantomeno deficitaria, è stata accolta dai giudici del Tribunale fallimentare. Gli ulteriori accertamenti, delegati alla Guardia di Finanza di Siracusa dal Sostituto Procuratore Dott. Marco Bisogni, hanno permesso di appurare che gli amministratori che si sono susseguiti nel tempo, distraevano i beni della SAI 8 adottando misure ad esclusivo vantaggio dei soci privati.

Le condotte illecite più ricorrenti individuate dagli investigatori delle Fiamme Gialle erano: distacchi di personale tecnico specializzato dalla SAI 8 al socio privato per lo svolgimento di prestazioni poi fatturate dallo stesso socio privato; l’acquisto, a condizioni svantaggiose rispetto a quelle di mercato, di beni e servizi dal socio privato; l’applicazione del regime dell’IVA di gruppo, con trasferimento dei crediti IVA maturati dalla società fallita alla controllante senza traccia contabile per la società fallita. Inoltre lo stato di dissesto che ha portato al fallimento è derivato dal ricorso sistematico a pagamenti preferenziali, per importi rilevanti, in favore dei soci privati della SAI 8, di società detenute dagli indagati, di alcuni professionisti, di società riconducibili agli stessi professionisti, e di altre società. Tali pagamenti venivano effettuati con preferenza rispetto a quelli dovuti per i crediti esistenti nei confronti dell’erario, degli enti previdenziali ed assistenziali, degli altri fornitori privati della società. In sostanza la gestione finanziaria danneggiava i creditori ed aggravava il dissesto societario imponendo, dal 2010 fino al fallimento, il pagamento di sanzioni accessorie per gli omessi pagamenti all’erario e la lievitazione dei costi di gestione.

Le Fiamme Gialle hanno dimostrato che il comportamento degli amministratori, che ha aggravato il dissesto della società, è consistito nell’astensione dal richiedere tempestivamente la dichiarazione di fallimento, impedendo l’accertamento effettivo dello stato di insolvenza, tacendo ai consiglieri dell’esistenza di rilevanti situazioni debitorie, omettendo , altresì, di comunicare al Tribunale Fallimentare, il reale budget di tesoreria ed i dati gestionali di cassa. Inoltre si è appurato che i componenti del Collegio sindacale, cessavano di evidenziare e rilevare le criticità societarie che pure avevano stigmatizzato nel corso degli anni precedenti e che non risultavano in alcun modo superate dall’amministrazione societaria, impedendo quindi agli amministratori di adottare le necessarie misure per eliminare lo stato di insolvenza: gli stessi per tale condotta che aggravava lo stato di dissesto in quanto sono stati indagati. La Guardia di Finanza ha ultimato la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari.

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